Romorantin. Rarità della Loira.

Romorantin. Rarità della Loira.

La Valle della Loira è una zona vinicola enorme, si estende dalla costa atlantica fino al centro della Francia per quasi 400 km lungo il fiume; Chablis dista da Sancerre neanche 100 km in linea d’aria (quasi 6 ore in bici). Non sorprende allora che diversi siano i vini prodotti e i vitigni coltivati. Infatti vi troviamo bianchi, rossi, rosati, spumanti, vini dolci, tutti vini interessanti e originali. Sono ben noti i vini da Sauvignon blanc, Chenin blanc, Melon de Bourgogne, Cabernet Franc. Meno diffusi sono quelli da Pinot nero, Gamay, Grolleau, Pineau d’Aunis e anche quelli da Romorantin.

Il Romorantin è un vitigno a bacca bianca autoctono e diffuso solo nella parte centrale della Valle della Loira, vicino a Blois nella Touraine. Dal 1993 esiste una denominazione per i vini prodotti da Romorantin: Cour-Cheverny AOC con i suoi 53 ettari di vigne.

Domaine des Huards, Cour-Cheverny AOC François Premier 2019

Grazie al regalo di due amici in ritorno da una vacanza sulla Loira, ho assaggiato il vino da Romorantin del Domaine des Huards della famiglia Gendrier. Si tratta di un Vigneron independent con certificazione biologica. Il vino ha il nome di fantasia “Francçois Premier” ed è appunto un Cour-Cheverny AOC, vendemmia 2019 aperto ad aprile 2023. Si sente subito il carattere nordico di questo vino, a parte il colore legato ancora a tonalità di verdolino e il profumo di frutta fresca accompagnato da quella sensazione di pietra focaia e pappa reale. Ma è soprattutto al palato che rivendica con forza la sua origine da zona fredda. Ha un’acidità sferzante e tagliente, senza nessun indulgenza, senza residuo zuccherino a rallentarne l’effetto. Il 13% di alcol dà la giusta dimensione al vino per non sembrare una spremuta di cedro. I profumi di mela verde e pesca bianca si integrano nel final di bocca con gli aromi di mandarino verde e lime. Il bello di questo vino è l’intensità spiccata del gusto, che accompagna l’acidità, rendendolo altamente gastronomico.

L’ho provato in diverse combinazioni. Abbinato a polpo alla griglia con contorno di cicerchie mi ha dato grande soddisfazione. Maggior grassezza del piatto, forse, non avrebbe guastato, ma la tendenza dolce delle cicerchie si è rilevata fondamentale per creare un’armonia di sapori. Anche con un piatto saporito come le triglie alla livornese è risultato un’ottima scelta. Malgrado la tendenza acida del pomodoro, il punto di forza delle triglie alla livornese è l’aromaticità del piatto (le triglie sono cotte con salsa di pomodoro, aglio e prezzemolo); in abbinamento ci vuole un vino dal gusto deciso: morbido secondo qualcuno, ma non necessariamente secondo me, l’importante è che il vino abbia intensità aromatica pronunciata e questo Romorantin ce l’ha. La sua acidità si è arricchita di gusto e quando si fa la scarpetta col pane nel sugo delle triglie non ce n’è per nessuno. Altrettanto gustoso si è dimostrato con un pecorino poco stagionato a latte crudo. Acidità del vino e grassezza del formaggio … ça va sans dir.

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